ARTE SENZA FRONTIERE

In forma di riflessione



...solo la scultura
può rappresentare la verità in modo multidimensionale,
la pittura si limita ad offrire una narrazione soffusa di magia...


J. Gottfried von Herder

Sostenere oggi, nel nostro tempo, la priorità della Scultura sulla pittura potrebbe apparire "ai più" come il vaneggiamento di un partigiano innamorato della tridimensionalità, nuova ed anacronistica vittima dell'antico, suadente mito di Pigmalione. "Quei più", però, dimenticano che, nella storia dell'arte e in particolari momenti cruciali di "passaggio", il paragone tra le arti o meglio la volontà di stabilire il primato di un'arte sull'altra è sempre stata presente in maniera costruttiva nel mondo dei colti, che invitavano così gli artisti stessi ad esprimersi in un confronto di altissimo livello. Il caso della "Lezione di Benedetto Varchi, nella quale si disputa della maggioranza delle arti..." letta all'Accademia Fiorentina nel 1547, risultato di un intenso scambio epistolare con i più importanti artisti a lui contemporanei, è certamente quello più eclatante, significativo e documentato. Ma "quei più", dimenticano anche che, nella storia dell'arte, molto spesso fu la Scultura il motore primo che indicò alla pittura soluzioni nuove e rivoluzionarie.
La storia dell'arte italiana, almeno da Giotto in poi, è sempre stata tendenzialmente "pitturo-centrica", ha cioè valutato e studiato il fenomeno artistico ponendo costantemente in primo piano la pittura, relegando così la Scultura - volenti o nolenti - in una posizione secondaria e solo raramente ed occasionalmente in evidenza. Ma se si potesse invece riscrivere l'intera vicenda riconoscendo il corretto ruolo della Scultura in particolari momenti, allora, senza nulla togliere all'importanza di Giotto nel profondo rinnovamento della pittura italiana del Trecento, dovremmo cominciare a leggere che le novità giottesche non si sarebbero potute verificare avulse dall'avanguardistico precedente plastico di Nicola Pisano, o che l'umanistico rinascimento ha certamente le sue radici visive e formali nelle indicazioni giottesche, ma fortemente intrecciate alla ritrattistica plastica di un Arnolfo di Cambio o di un Marco Romano. E per venire in epoche più prossime a noi, perché il "pitturocentrismo" è stato perpetrato sino al Novecento, potremmo tranquillamente ipotizzare un andamento dell'arte dell'inizio del XX secolo totalmente differente, se non valutassimo correttamente l'enorme debito formale che avanguardie storiche come il Cubismo o l'Espressionismo hanno avuto nei confronti della Scultura negra e primitiva.
Ancora nel tardo Settecento si ribadiva la supremazia della Scultura sulla Pittura riconoscendole la capacità di rappresentare la verità, per dirla con Arturo Martini, di rapportarsi con la realtà quotidiana e multiforme.
Sia essa non iconica e impegnata nella ricerca di un segno plastico nel quale la società possa riconoscersi, sia essa iconica - più raccolta e interiore - che ragioni sull'uomo e sul suo precario equi- librio tra essere e non essere, la Scultura afferma sempre la propria vitalità nella creazione di nuovi rapporti con lo spazio e nell'espressione di una verità umana, fragile e transitoria, ma comunicabile.
E una vitalità che emerge costante e passionale, che passa dai maestri agli allievi in maniera spontanea e naturale. Si, in maniera spontanea e naturale, e non perché studiata o insegnata. Con questo non si vuol sostenere che l'Arte tutta - il fare Arte - si possa insegnare o apprendere solamente in modo teorico, essa avrà sempre bisogno di quel quid imponderabile di creatività e genialità personale. Ma creatività e genialità passano sempre per conoscenza e consapevolezza di ciò che eravamo e di ciò che siamo oggi.
La didattica sulla Scultura è un annoso problema. La sua storia, le sue vicende, il suo essere arte maggiore e paritaria nei confronti della Pittura non è materia di insegnamento - se non occasionale - non solo nelle Accademie di Belle Arti, ma nemmeno in nessuno degli Atenei Universitari italiani. Tante cattedre di Storia dell'Arte, che in definitiva sono essenzialmente cattedre di Storia della Pittura, ma nessuna riservata alla Storia della Scultura, un'arte che, come si diceva, in molti dei passaggi nodali e critici della storia della creatività, ha fornito indicazioni certamente nuove e risolutive per uscire da situazioni di stagnazione.
E forse ancora oggi, nel nostro tempo, quando la pittura è oggettivamente bloccata in esasperate pastoie epigonali, la Scultura, e soprattutto quella dei giovani, mostra una vivacità nuova, un nuovo sentire che con molta probabilità - speriamo - indicherà ai giovani pittori la strada da seguire per rinnovarsi totalmente ridando forza alle parole di Michelangelo, che in modo assolutamente chiaro e diretto scriveva da Roma al Varchi "...e però a me soleva parere che la scultura fusse la lanterna della pittura...". Una "lanterna" ancora luminosa e attuale, diremo noi, che ha però necessità di spazi e di luoghi per esprimersi con la legittima autorità.
Il gruppo di giovani che si presentano in quest'occasione ha una particolarità che balza agli occhi in maniera evidente: sono personalità già del tutto autonome nella ricerca del proprio linguaggio espressivo, differenti e talvolta diametralmente opposte tra loro nell'allestimento di originali sintassi visive, ma accomunate dalla qualità tecnica, artistica ed emozionale del risultato ottenuto che, facendo tesoro delle correnti artistiche del secondo Novecento, propone un nuovo modo di sentire la Scultura e comunicarne l'armonia.
A questo punto si sarebbe tentati di analizzare ciascuna presenza e ciascuna opera, ma sarebbe oggettivamente prematuro, poiché il rischio di eccedere e procurare così reali danni è sempre in agguato, tanto più quando le personalità sono giovani ed ancora in piena e positiva evoluzione creativa. Meglio limitarsi a sottolineare che nel gruppo si riconoscono temperamenti votati alla ricerca poetica o narrativa contrapposti ad altri che si distinguono invece per un approccio maggiormente concettuale o concreto, talvolta con accenti ironici e inquietanti. Il panorama delle ricerche proposto si articola e si dipana in sfumature e modulazioni ricche e singolari che, se talvolta declinano dal concetto ortodosso, altre volte virano in direzione evocativa giungendo alla poesia pura e distillata.


- Prof. Alfonso Panzetta -
Docente di storia dell'arte
Accademia Belle Arti