Un mondo parallelo all’interno del quale potersi rifugiare, dove poter vivere liberamente come un re della Baviera medievale.
Questo il recondito desiderio di Ludovico II che ha saputo trasformare la propria residenza in specchio dei suoi interessi letterari. Dopo le delusioni dei primi anni di governo, il re rifuggiva sempre più spesso dalla vita pubblica, rifugiandosi nelle sue amate montagne, su di un ristretto ed erto dorso montuoso a mille metri di altezza.
Nel 1886 la Baviera verrà sconfitta nella “Guerra fraterna” contro la Prussia e Ludovico II, da allora, non sarà più sovrano. Si tratta della vera catastrofe della sua vita e rappresenta il motivo principale del suo ritiro dalla realtà di monarca costituzionale.
Il castello di Neuschwanstein, costruito nello stile delle antiche fortezze dei cavalieri tedeschi, diventò un monumento alla cultura cavalleresca medievale, un mondo dove le saghe di Lohengrin, dei Nibelunghi, Parzival e Tanhäuser potevano dialogare con la poesia d’amore cortese e l’opera wagneriana. Il fascino esercitato sul re dall’opera di Wagner fece sì che Ludovico II rimanesse sempre il magnanimo mecenate del più significativo drammaturgo musicale del XIX secolo.
I cicli di pitture murali all’interno del castello infatti rappresentano temi provenienti dall’ambito dei drammi musicali wagneriani, tra i quali ricordiamo “Tristano e Isotta”, “I maestri cantori di Norimberga”, “L’oro del Reno”, “La Valchiria”.
L’architetto Julius Hofmann diresse i lavori di Neuschwanstein, che divenne la più celebre costruzione dell’eclettismo di fine XIX secolo, ispirando i castelli delle fiabe di Walt Disney.
Egli si ispirò agli stili storici, prevalentemente al romanico e al gotico, ma anche ai padiglioni cinesi e alle moschee arabe. Al contempo Hofmann è un precursore dello Jugenstil, visibile in molti dettagli dei suoi progetti.
All’interno del castello si colgono anche suggestioni orientali, correlate alle letture di filosofia buddhista care al re, il quale fece progettare la sala del trono come un tempio del Santo Graal in stile bizantino, ispirato alla Hagia Sophia di Costantinopoli. Sotto la cupola si possono ammirare personaggi di culture rappresentanti l’India, Roma, la Grecia, la Persia e l’Egitto.
In occasione di una visita a Versailles, il re chiese di vedere il castello di Pierrefonds, che il celebre architetto Viollet-le-Duc aveva ricostruito in forme medievali. Dalle pubblicazioni di le-Duc sugli stili storici Ludovico II ricavò degli stimoli per il suo castello.
Una delle sale più sfarzose del castello, la sala del trono, presenta un effetto sacrale. Oltre alle chiese bizantine fu la chiesa di corte di Ognissanti di Monaco a servire da modello. La combinazione di spazio ecclesiale e sala del trono evidenzia la concezione del regno da parte di Ludovico: non si considerava solo monarca per grazia divina ma anche mediatore fra Dio e il mondo.
Progetto prediletto del re era la sala dei cantori. In essa sono combinate due stanze storiche della Wartburg -il Salone delle feste e la Sala dei cantori. Gli affreschi raffigurano la saga di Parzival e del Santo Graal, con la sacra foresta che ne circonda la fortezza.
Fin dalla sua gioventù Tannhäuser, Parzival e Lohengrin, il “Cavaliere del Cigno” erano figure in cui il re si identificava.
Nella camera da letto il motivo dominante è invece rappresentato dalla leggenda di Tristano e Isotta dove, accanto alle pitture murali, anche gli intagli della porta e le figure in terracotta sulla stufa in maiolica rappresentano i due personaggi. Lo spogliatoio presenta affreschi con motivi ripresi dai poemi del letterato tedesco Walter von der Vogelweide.
Il programma iconografico del salone principale illustra la saga di Lohengrin, alla quale Ludovico era particolarmente legato per il tema dei cavalieri del Santo Graal e del motivo del cigno, animale araldico del re.
Lo scenografo Dirigl creò la suggestiva grotta artificiale di stalattiti e stalagmiti a rievocazione del monte Horselberg della saga del Tannhauser. La grotta poteva essere illuminata con effetti cromatici e in origine disponeva di una cascata.
Una storia tanto mirabile quanto drammatica quella di Ludovico II.
Il suo epilogo tragico e misterioso avvenne nel 1886 quando, sulla base di una perizia psichiatrica, il re venne internato nel castello di Berg, sul lago di Starnberg, dove troverà la morte nelle sue acque, insieme allo psichiatra che aveva redatto la perizia.
Immagine di Taxiarchos228 aka Wladyslaw