Qual è il ruolo del colore nella pittura di Kandinsky?
“Il colore quale mezzo per influenzare l’anima. Il colore è il tasto. L’anima è il pianoforte. L’artista è la mano che con un tasto fa vibrare l’animo umano”. Kandinsky percepì la forza della musica e nel contempo intuì le forze della pittura, il rapporto tra colori e suoni, questa meravigliosa corrispondenza tra le arti. Al contempo era sempre più attratto dal potenziale delle forme astratte, lontano da una fedele riproduzione del reale.
Quale origini ha l’arte astratta?
Come affermava Flavio Caroli: “In Occidente l’arte astratta non poteva che nascere da un artista russo. Sarà proprio la tradizione iconoclastica dell’arte russa, cioè bizantina, a creare in Occidente l’arte astratta”. Da qui nascerà quel grande abbraccio tra l’arte occidentale ed orientale. L’arte occidentale, un’arte realistica, naturalistica, basata su di un linguaggio figurativo che ora, grazie agli artisti dell’est emigrati, finalmente si confronta con la tradizione dell’arte bizantina, dalla forte valenza spirituale ed astratta.
“Giallo, rosso, blu”: opera realizzata nel 1925 quando, insegnando presso il Bauhaus presso la sede di Weimar, Kandinsky si trovò a sperimentare un linguaggio geometrico e razionale, ben diverso dall’orientamento più mistico-spirituale del primo programma della scuola. Osservando la tela la sezione sinistra si presenta chiara, leggera, grafica e lineare; la destra, caratterizzata invece da un cromatismo più cupo, pesante con marcati effetti di dinamismo come la linea curva nera. In quest’opera si manifesta il tema fondamentale delle sue creazioni: il tema della lotta e del contrasto. Scopo delle sue raffigurazioni non è la ricerca di un effetto di armonia dei colori ma la rappresentazione dei contrasti di colore e forma. La sua epoca, dilaniata dalle contraddizioni, richiedeva l’espressione della sua anima perduta attraverso un’arte che ne mostrasse i contrasti vivi, attraverso un’arte astratta fatta di contrasti accesi tra forme e colori. L’opera rappresenta inoltre l’immagine resa attraverso forme ormai del tutto astratte e geometriche della lotta tra San Giorgio ed il drago, immagine che ritorna spesso nel suo operare del suo periodo espressionista, il suo Leitmotiv. La lotta tra il santo cavaliere e il drago rappresenta l’eterna lotta del bene contro il male e per l’artista diventa quindi simbolo della lotta intrapresa dalla nuova arte astratta, spirituale, contro l’incubo materialistico che grava sull’anima moderna.
Qual è l’obiettivo dell’artista attraverso le sue creazioni?
Per Kandinsky le sue opere non erano solo creazioni dello spirito ma anche un rimedio per la sua epoca malata. Secondo Kandinsky, dopo la fine dell’epoca capitalistica, avrebbe dovuto sorgere un’epoca illuminata dallo spirito, la cui forma d’espressione sarebbe stata l’arte astratta.
Quali i modelli da seguire?
Kandinsky si proponeva quindi una guarigione attraverso l’arte che avrebbe dovuto portare l’uomo ad una nuova coscienza spirituale, dove l’artista volge il suo sguardo verso una realtà più profonda e nascosta. In questo senso vengono approfonditi dall’artista le filosofie idealiste tedesche da Kant a Fichte, a Schelling assieme alle teorie di Rudolf Steiner e alla disciplina teosofica che promuoveva una svolta dei tempi, basata su di una necessaria evoluzione spirituale dell’uomo e della società. Affascinato dal Cristianesimo ma anche dal Buddhismo e dall’Induismo fu tra i primi ad intraprendere quel viaggio nelle religioni orientali che riscontreremo in diversi artisti del Novecento.
Quali riflessioni esprime nel suo saggio “Lo spirituale nell’arte”?
Nelle teorie esposte ne “Lo spirituale nell’arte” del 1909, aveva proposto una schematizzazione dei colori secondo i loro risvolti psicologici e spirituali: il blu meditativo, il giallo dinamico, il verde tranquillizzante. Largo spazio viene dato anche allo studio delle linee: la linea obliqua è instabile e dinamica, la linea curva crea un effetto di quiete, la linea spezzata evoca il dramma; e allo studio delle forme: il quadrato è la forma più stabile, il triangolo contiene in sé tensione, il cerchio è la forma pacata.
Quale la relazione tra pittura e musica nelle opere di Kandinsky?
Egli voleva rendere visibile lo spirituale attraverso un puro linguaggio fatto di forme e colori astratti, dove il contrasto dei colori ha un diretto effetto psicologico sul fruitore, creando delle vere e proprie “vibrazioni dell’anima”, un “cosmo risonante”, dove il colore diventa un mezzo sonoro, un po’ come accade nella musica. Le opere di Mozart, spesso citate da Kandinsky, creano la loro armonia attraverso lotte di toni che rappresentano l’equilibrio perduto, opposti e contraddizioni e si possono paragonare alle lotte di toni cromatici nelle opere di Kandinsky. Il suo appello per un rinnovamento spirituale si estende quindi a tutti i i campi dell’arte e della cultura.
La bellezza delle sue opere sta quindi nel saper suscitare la capacità di percepire lo spirituale nelle cose materiali ed astratte. Questa capacità che rende felici.