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L’artista. Breve biografia.

Nasce nel 1967 a Milano.
La sua passione per le arti figurative ed in special modo per il disegno e le arti visive lo spingono a frequentare l’Istituto d’Arte Beato Angelico di Milano, dove consegue il diploma di Maestro d’Arte e la Maturità d’Arte Applicata nella sezione di Decorazione Pittorica.
Nello stesso periodo scopre la passione per l’uso del computer come nuovo mezzo creativo. In seguito, consegue una Laurea in Scienze dell’Informazione presso l’Università di Milano e mai dimenticando l’antico amore per l’arte, si diploma con lode in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera dove, successivamente, collabora con il Prof. Filippo Panseca per Il Corso di Computer Painting.
Al concorso internazionale di computer graphics BitMovie 1995 è tra i primi tre classificati. Lavora per Il Sole 24 Ore, Il Giorno, Virtual. Le sue opere si trovano in collezioni italiane e straniere.
Attualmente è docente presso l’Accademia Cignaroli di Belle Arti di Verona per il corso di: “Elaborazione digitale dell’Immagine” ed è inoltre responsabile di sede e docente presso i laboratori distaccati di Torbole della Libera Accademia di Belle Arti Laba, per i dipartimenti di Design e Graphic Design e Multimedia.

  1. Parlaci delle tue origini come artista. Quale voce interiore ti ha spinto ad avvicinarti al mondo dell’arte?
    La mia passione per il disegno nasce fin da bambino, nel momento in cui ho preso in mano una matita ho scoperto di amare più di ogni altra cosa la possibilità di poter riprodurre quello che vedevo e quello che immaginavo.  Trovo molto più facile raccontare qualcosa rappresentandolo visivamente che dovendolo esporre a parole.
  1. Cosa ti affascina nell’utilizzo del pc come strumento artistico?
    Ho avuto il mio primo computer negli anni ’80, prima ancora dell’avvento del PC. L’uso di un mezzo digitale mi risulta ormai così naturale che lo considero una normale estensione del mio modo di progettare e dipingere. Mi hanno sempre affascinato tutte le potenzialità del mezzo che permettono di ottenere risultati altrimenti non possibili oppure che necessiterebbero mesi di lavoro.
  1. Spesso hai citato il film Tron come tua fonte di ispirazione.
    Il film Tron (1982)  è stato una pietra miliare nel mondo della computer grafica e ha segnato per tutti gli appassionati un momento di passaggio tra le tecniche analogiche a quelle digitali. Anche io come il protagonista del film sono stato risucchiato in una nuova realtà!
  1. Quali artisti ti hanno ispirato?
    Amo molto l’arte moderna e tra i maggiori artisti del ‘900 ammiro sopratutto Picasso: “La pittura non è fatta per decorare gli appartamenti. È uno strumento di guerra offensiva e difensiva contro il nemico”. Questa frase mi ha sempre ispirato a realizzare opere che abbiano un contenuto, un messaggio. L’artista non ha un compito solo estetico, ha soprattutto un compito sociale e culturale. L’aspetto esteriore è utilizzato per attirare l’attenzione, per destare interesse. Il messaggio invece è quello che l’artista riesce a trasmettere, anche solo come emozioni, nell’osservatore.
  1. Quali sono a tuo parere le maggiori contraddizioni del mondo contemporaneo?
    Il mondo contemporaneo, come penso ogni periodo della storia, è dominato da poteri forti che in qualche modo determinano la sorte di milioni di persone. Politica, ideologia, religione, sono da sempre usati come paraventi,  pretesti ed occasioni per perpetuare la supremazia di pochi sui tanti. Una guerra quasi invisibile è da sempre in atto per il mantenimento di questa condizione. Le contraddizioni sono sotto gli occhi di tutti, ogni giorno.  E’ più facile ignorarle che combatterle.                                                                                       
  1. “The magic door” è il titolo che hai scelto per una delle tue collezioni. In cosa auspica la Porta magica di Massimo Balestrini?
    La porta magica è ispirata alla porta iniziatica dell’alchimia, una sorta di passaggio tra una condizione impura ad una condizione di purezza. Nella mia idea rappresenta l’Etica. In un periodo dove si misura il grado sociale sulla ricchezza personale, parlare di etica è una scelta forte, quasi anacronistica. In questa serie ho voluto rappresentare il denaro con una forma antropomorfa. In ‘fucking money’ il denaro ha assunto addirittura una forma femminile dalle movenze sensuali.
  1. Ulteriore famosa collezione è “The way to truth”. Cosa è per te la verità?
    Nel vangelo Cristo afferma:  «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32).  La ricerca della verità è un compito sempre più arduo. Come ben sappiamo, nell’era dell’informazione, questi confini sono sempre più confusi. La ricerca della verità è di conseguenza la ricerca della libertà,  una cosa è profondamente collegata all’altra. Questo significa andare alla ricerca di un percorso che porti al compimento di sé:  cioè alla felicità.
  1. Un’opera dal titolo “People need heroes”: perché l’uomo ha bisogno di eroi?
    La ricerca degli eroi è insita nell’uomo che vede in essi una rappresentazione migliore di quello che si è. Una sublimazione dei propri desideri ed aspirazioni, la ricerca di un’ emancipazione. Quello che la gente ama più dell’eroe è vederlo cadere.
  1. Ulteriore opera “People’s mind”: cosa vi è nella mente dell’uomo contemporaneo secondo la tua visione?
    La vita quotidiana è piena di impegni, scadenze, appuntamenti, continui stimoli provocati anche dalle nuove tecnologie che necessitano un incessante lavoro di manutenzione continua. La mente delle persone è sempre più impegnata in un ritmo stressante tra tutte queste incombenze risultando sempre più spesso confusa e priva del tempo per poter fare quello per cui è stata creata: cioè per pensare.
  1. In cosa consiste la crisi d’identità dell’uomo che esprimi nelle tue opere? 
    Tutte le persone indossano maschere. L’identità è spesso legata all’ambiente sociale nel quale ci si trova. Nascondere la nostra personalità porta con sé qualcosa di drammatico e comico che da sempre viene raccontato da artisti, scrittori e drammaturghi.
  1. Hai dedicato molte opere all’atmosfera circense. Cosa rappresenta per te?
    Il Circo che ho rappresentato è la nostra società. Luoghi dove vengono mostrate le diversità degli uomini per guadagnare soldi facili. Il circo come metafora della vita dell’uomo tra peccato e possibilità di redenzione.
  1. Nel tuo Manifesto fragilista affermi: “Fragile è l’uomo. La consapevolezza della sua fragilità può aiutarlo ad evolvere. Siamo involucro della delicatezza, della fragilità delle cose, delle emozioni”. In che modo la fragilità può aiutare l’uomo ad evolvere?
    Non penso che essere fragili voglia dire essere deboli, la fragilità è anche nella vita che nasce e che può crescere come possibilità di cambiamento.
  1. “We can change the world”, tua famosa collezione e grande messaggio soprattutto per i giovani studenti dell’Accademia.
    La storia di come nasce questa serie è del tutto particolare. Nel ripulire la cantina mi sono imbattuto in un vecchio proiettore super 8, un modello in voga negli anni ’60. Sul fondo del suo scatolone ho scorto un nastro un poco stropicciato, qualche metro di pellicola in tutto. Dopo aver verificato il suo funzionamento, ho riavvolto il nastro sulla bobina e, nel buio della stanza, la luce dell’apparecchio ha ridato vita ad un vecchio filmato per pochi secondi. Nell’immagine proiettata sulla parete per qualche istante è apparso un globo su cui campeggiava la scritta: “You can change the World”: “Puoi cambiare il Mondo”. Il rumore del motorino che girava, e girava, e l’odore della celluloide riscaldata dalla lampada mi hanno riportato in un tempo ed in un luogo che avevo ormai dimenticato, o almeno così pensavo: la percezione di essere tornato ragazzo, di provare ancora il futuro sconosciuto dentro me. Ma la cosa più sconvolgente era la intensa certezza di poter essere speciali, di poter cambiare le cose che non funzionano, di poter affermare i propri ideali. Non è mio intento dare consigli o fornire indicazioni utili alla personale ricerca di stimoli che consentono la svolta verso il cambiamento. Mi limiterò, come del resto sempre faccio, a parlare con le mie immagini, i miei colori, i miei segni e rimandi, per condurre l’osservatore all’ascolto di quella parte profonda e dimenticata che va oltre lo specchio interiore, annebbiata dal tempo e dalle disillusioni, aiutandolo se possibile a tornare, anche solo per qualche istante, nel mondo della sacra ingenuità quando ancora si credeva nella possibilità di essere, o almeno di provare ad essere, il cambiamento.
  1. Prossimi progetti?
    La nuova serie di quadri sarà intitolata ‘Lie to Me’ (mentimi). Una serie dedicata a tutte le persone che preferiscono vivere e credere alle bugie. Una scelta che spesso è più facile e comoda del guardare in faccia la realtà. E poi tra qualche mese arriverà, dopo oltre un anno di lavoro, il momento di mettere in scena uno spettacolo che sfrutta la scenografia virtuale: ViSet Project – Creative Europe,  sul quale ho collaborato sia come Project Manager ma anche e soprattutto come artista per idearne l’aspetto artistico, creativo e visuale.  Il progetto vede come capofila LABA (Libera Accademia di Belle Arti) e coinvolge studenti e docenti (Andrea Gentili, Enzo Gentile e Paolo Servi) impegnandoli in un tour su quattro paesi europei: Italia, Inghilterra, Spagna e Serbia. Un nuovo tipo di esperienza artistica che mi riempie di soddisfazioni.

One thought on “La parola all’artista. Intervista a Massimo Balestrini”

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