…una villa romana imperiale, una storia d’amore impossibile, una donna e la sua passione per l’arte, i profumi della macchia mediterranea, la storia di una vita selvaggia e solitaria, le onde del mare e quel cielo sempre blu…
La meravigliosa terrazza sul Tirreno, la prestigiosa villa romana, dimora dei Domizi Enobarbi, ritorna ad essere visitabile dopo 15 anni di restauri nell’isola di Giannutri, la più piccola isola dell’arcipelago toscano. Il mar Tirreno era considerato un vero paradiso dagli antichi Romani e serviva per approvvigionare l’Urbe. Qui vi era infatti la sede della flotta oltre che la meta preferita dei loro “otia”, per questo le sue coste ed isole sono disseminate delle loro ville.
Quale la sua storia?
La villa di Giannutri, situata in prossimità di Cala Maestra, è un mirabile esempio di architettura di epoca imperiale edificata su richiesta dei Domizi Enobarbi, antica famiglia senatoria di importanti commercianti della quale faceva parte Gneo Domizio, marito di Agrippina, madre dell’imperatore Nerone. La villa venne realizzata nel periodo compreso tra la fine del I e il II secolo d. C. e, grazie a Nerone, divenne luogo simbolo dello sfarzo di epoca imperiale.
Come era strutturata la villa?
L’area archeologica copriva in origine una superficie di circa cinque ettari. Attualmente presenta tre livelli collegati da maestose scalinate costruiti attorno ad un cortile dove si trovavano anche un ninfeo, uno spazioso tricilinio, una terrazza panoramica e le camere da letto. Inoltre vi si trovava un complesso termale, un impianto di riscaldamento a camera d’aria ed i luoghi per la servitù. Ancora ben visibili sono i paramenti murari rivestiti in opus reticulatum e spicatum per il deflusso delle acque nella zona termale. Gli scavi hanno portato alla luce colonne in granito, capitelli in marmo bianco, pavimentazioni decorate con marmi provenienti da tutto l’Impero, in particolare da Carrara e dall’Egitto e mosaici in bianco e nero. Sull’isola vi si trovavano inoltre due approdi marittimi, sui fondali infatti ancora oggi giacciono relitti di navi mercantili ma nell’area archeologica della terrazza vi era un ulteriore approdo segreto, utilizzato dagli ospiti che volevano dirigersi direttamente presso la villa. Sull’isola è inoltre visibile il sistema di condutture e cisterne che distribuiva l’acqua piovana raccolta a monte nell’isola.
Cosa è accaduto nel corso del tempo?
Purtroppo la maggior parte di questi preziosi ritrovamenti sono stati trafugati dalle persone che, passando, hanno derubato il sito dei suoi preziosi marmi. Attualmente parte di queste pavimentazioni sono state utilizzate per la decorazione di ville private. Muore così l’arte quando viene depredata ed esposta, illegalmente, nelle ville dei potenti, non permettendo a tutti noi di poterla fruire e godere delle sue bellezze! Muore l’arte quando viene dimenticata ed abbandonata per anni, contribuendo al suo degrado, come nel caso della villa di Giannutri e questo vale per la maggior parte dell’ inestimabile patrimonio storico – artistico italiano.
Perché la villa venne abbandonata?
La villa venne abbandonata nel III secolo d.C. molto probabilmente a causa di un sisma che la ridusse in rovina. Fino al 2004 era proprietà del conte Gualtiero Adami, il personaggio più interessante che abbia abitato l’sola, soprannominato Il Garibaldino per aver partecipato alla spedizione dei Mille. Egli si trasferì a Giannutri nel 1882 con il fratello Osvaldo con l’obiettivo di installare sull’isola una fornace per la produzione della calce. Era inoltre interessato alla coltivazione della vite e dell’olivo. Si trasferì sull’isola anche per fuggire ad un amore impossibile, quello verso la nipote Marietta appena diciottenne. I fratelli Adami ottennero così l’isola in affitto e fecero arrivare operai e contadini per dare inizio ai lavori. Purtroppo il progetto fallì a causa delle difficoltà causate dal luogo stesso, privo di risorse idriche. Tutti abbandonarono l’isola tranne Gualtiero che decise di vivere lì la sua vita solitaria.
Quale la storia d’amore impossibile che ha reso eterna la fama dell’isola?
Marietta, che non aveva mai accettato la perdita del suo amato, trovò il modo di raggiungerlo e vissero sull’isola deserta per cinquant’anni coltivando la terra, quel poco che Giannutri poteva offrire loro, allevando polli, pescando e cacciando conigli. Marietta scoprì i resti della villa e se ne innamorò, facendo di tutto per la sua tutela e valorizzazione. Gualtiero morì nel 1922 e la leggenda narra che la bella amante continuò a vivere sull’isola in maniera selvaggia e che, in seguito alla sua morte, di notte ancora si sentono le grida del fantasma di Marietta Moschini, che ancora oggi piange la perdita del suo innamorato.
Quali le vicissitudini dell’isola?
Giannutri è un’isola rimasta per lungo tempo disabitata, rifugio di pirati e saraceni che hanno utilizzato questa terra come base per le loro scorrerie sulla costa e nell’Arcipelago toscano. In epoca romana fu proprietà della famiglia dei Domizi Enobarbi, mentre in seguito fu abitata dai monaci cenobiti e da qualche eremita. Nel corso dei secoli è stata sotto il controllo della Spagna, della Francia e della Germania ma non è mai stata abitata stabilmente fino al 1861 quando, dopo l’annessione al Regno d’Italia, fu costruito il faro che ancora oggi domina le scogliere di Capel Rosso e quindi si stabilì qui un guardiano. Negli anni successivi, agli inizi del Novecento, l’isola fu ceduta dall’amministrazione locale ai Principi Scaletta che ne fecero una riserva di caccia e vi edificarono le prime abitazioni. Questa rimase comunque spopolata fino agli anni Sessanta, quando ebbe inizio un periodo d’intensa speculazione edilizia che ha trasformato radicalmente l’aspetto dell’Isola: in pochi anni furono costruiti numerosi edifici, soprattutto nel tratto centrale e fu realizzato il villaggio vacanze di Cala Spalmatoio. Attualmente l’isola è parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e conserva una natura ancora selvaggia, ma ciò nonostante, è un’isola in gran parte di proprietà privata, frequentata da un turismo facoltoso e riservato che ama vivere isolato dal mondo nelle poche ville e i bungalow sparsi nella macchia. Giannutri non ha nessun tipo di esercizio pubblico ed è collegata al continente solo da un traghetto che, al di fuori della stagione estiva, raggiunge l’isola solo nel fine settimana. La sua flora è caratterizzata dalla tipica macchia mediterranea: mirti, rosmarino, erica, ginepro ed il fico che emana ovunque il suo dolce profumo. La visita di Giannutri è regolamentata da diverse limitazioni: solamente chi possiede una residenza e si trova in affitto ha il permesso di accedere all’intera isola. L’unica modalità per visitare l’isola per i turisti è quella di rivolgersi alle guide autorizzate.
Perché visitare Giannutri?
La visita dell’isola è stata per me un’esperienza unica che consiglio a chi vuole immergersi in un “mondo altro”, accarezzati dai profumi della macchia mediterranea, cullati dalle onde del mare e da un cielo sempre blu, a coloro che amano l’arte, le sue storie, i suoi misteri, le sue sconfitte ma anche i suoi gloriosi ritorni.