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Cézanne, maestro solitario, pronto ad entusiasmarsi per un colpo di luce, “uomo del sud che passava le giornate sulla vetta dei monti a leggere Virgilio e a guardare il cielo” così lo descriverà Gauguin ricordando la sua passione per gli antichi.
Fu Pissarro ad insegnare al giovane compagno a considerare come unica maestra la natura, cercando di trascrivere gli effetti della luce mediante lo studio en plein air. Lo incitò inoltre a bandire dalla sua tavolozza il nero, l’ocra, il terra di Siena, utilizzando una palette più luminosa: “Dipingi solo con i tre colori primari ed i loro diretti derivati” questo il suo insegnamento. Lo incoraggiò ad osservare la natura scrupolosamente, trasferendo sulla tela solo ciò che vedeva e sentiva, senza interpretare o aggiungere elementi che provenissero dalla sua immaginazione. Cézanne si tramutò così in un coscienzoso osservatore della realtà, costruendo e definendo le forme attraverso le sfumature di colore e pennellate brevi, attraverso un occhio che riusciva ad assorbire ogni cosa senza soffermarsi su di un punto specifico, lavorando simultaneamente su cielo, acqua, rami e terra.
Con il tempo però Cézanne andava sempre più allontanandosi da una dimensione impressionistica della realtà, troppo fugace e radicata nell’istante. Voleva penetrare a fondo nel cuore della natura cogliendo ciò che in essa vi è di immutabile. Era capace di lavorare allo stesso quadro per mesi. Osservava a lungo il soggetto attraverso la sua “passeggiata meditativa” per coglierne l’essenza, arrivando a capire che oltre ciò che vediamo c’è dell’altro, una sorta di struttura dentro la natura che la sostiene, una struttura geometrica. “Voglio ricostruire il mondo attraverso il cilindro, la sfera”, questo il suo motto, il quale eco venne accolto successivamente da Picasso. Essere fedele alla natura non significava per lui imitare la natura. “Non dobbiamo accontentarci della realtà, ma dare struttura alla realtà, mettendo ordine in essa attraverso un processo di ri-composizione, in modo da adeguarla alle nostre regole compositive”.
A fondamento si pone quindi un processo di osservazione che ordina l’energia caotica del visibile e produce la riduzione dei dati, precursore della destrutturazione della forma e della prospettiva. “Cézanne ha rotto la fruttiera” aveva proclamato il pittore Robert Delaunay “e noi non la reincolleremo un’altra volta”. Parole che riconoscono in Cèzanne il pioniere visionario di un lungo percorso artistico che, passando dal Cubismo, sfocerà nell’Astrattismo.

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