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Una maestra di scuola primaria dal cuore d’artista. Un taccuino dei disegni quello di Nina Simone, dove pensieri, emozioni, stati d’animo e ricordi si intrecciano dando vita a personaggi fantasiosi che esprimono tutto quell’amore per la vita, tutta la gioia, la tenerezza, la fantasia che l’animo di Nina sa cristallizzare sulla carta, sulla tela.
Un mondo coloratissimo e vibrante che ha il potere di saper emozionare attraverso semplici linee, dettate da una gestualità dirompente.
Un modo per avvicinarsi alla vita nel momento in cui batte più forte, i suoi disegni ci conducono vicino alla purezza del sentimento, a quella semplicità fatta di piccoli gesti quotidiani che sanno rendere unici certi momenti che altrimenti semplicemente scorrerebbero via, senza lasciare traccia. I disegni di Nina nascono appositamente per lasciarla una traccia, di quello che ha visto, ricordato, di quello che ha sentito nell’attimo in cui tutto avveniva, per poi confondersi con la vita e svanire.

Anna Mattedi

Parlaci di quando tutto ebbe inizio…

Ho iniziato a creare i miei “disegnacci” circa quattro anni fa sotto invito di una persona per me molto importante. I disegni sono uno sputo, uno schiaffo, un sogno, una carezza, una pausa, un modo profondo per esprimermi. Disegno sempre appena posso, appena ho un attimo, prima di dormire. Alterno matite acquarellabili, pastelli ad olio, acrilici, penna bic nera o pennino e china mescolando tutto su fogli, tele o cartoncini.

Nina a.

Cos’ è il disegno per te?

Un disegno per me è una specie di sogno in divenire, non so quasi mai cosa andrò a disegnare. Raramente mi è capitato di progettare realmente un disegno. Spesso tutto ha origine da immagini che ho in testa o immagini effettivamente sognate di notte. Quando la gente mi chiede il significato di ciò che ho rappresentato o quando sento improbabili interpretazioni dei disegni da parte di conoscenti o amici, mi vien da ridere. Tante volte prendo spunto da immagini, fotografie, pensieri, situazioni, esperienze realmente vissute (ma non sempre). Amo disegnare da sola o solo con persone estremamente fidate accanto a me, in casa, o in treno circondata da sconosciuti. È una specie di passatempo/sfogo, qualcosa che per me ha un profondo significato. Condivido i disegnacci sui social network ma rimangono una parte di me e sono in ogni caso privati e importantissimi. Grazie al disegno non ho più un forte dolore all’altezza dello stomaco, un fastidio tremendo che mi rendeva infelice e inquieta. Credo che chiunque possa avvicinarsi all’ arte, non credo che sia unicamente privilegio di un’élite, basta concedersi il tempo per stare con sè e capire cosa si vuole. La creatività è un gioco che si autoalimenta e giocare tra musica e immagine rimane tra le cose per me più importanti.

Nina a.

Quale valore ha la musica nel tuo lavoro?

Ascolto quasi sempre musica mentre disegno, adoro essere guidata in qualche modo dai suoni. Il foglio mi dà modo di dire continuamente: “Senti che bello sto pezzo! Ma lo senti? Non ti viene la pelle d’oca? e lo ascolto e riascolto più volte. È una continua condivisione tra il mondo e me stessa. Mi aiuta a fermarmi e a rilassarmi, allo stesso tempo mi carica tantissimo.

Nina a,

L’arte ed il suo potere di rielaborare emozioni e stati d’animo.
Come ti fa sentire tutto ciò?

Mi capita spesso di sentirmi molto frastornata e talvolta inquieta dopo aver buttato colore e segni su di un foglio. Iniziare a lanciarsi su una grande tela è tra i momenti più emozionanti, senza dubbio; l’idea di poter disegnare, macchiare, cancellare con pennelli, pezzetti di plastica, vecchie tessere, spazzolini, spatole, giocare con acqua, colori e poi coprire tutto con il bianco e ricominciare, è tra le esperienze più emozionanti da vivere da sola e che mi danno più soddisfazione. È il mio modo di stare in solitudine con me stessa, qualcosa che mi fa sentire a mio agio. C’è sempre molta ambivalenza in quello che provo disegnando. A volte provo immenso disgusto dopo aver finito una tela. La guardo e mi snobbo. Poi però rido e dico: è un disegnaccio, è uno sputo, è un niente, che importa …

Nina a.

Esistono dei luoghi speciali che stimolano la tua creatività?

Mi piace disegnare in posti diversi e vedere l’effetto che l’ambiente ed il clima hanno su di me. I colori e il tipo di disegno dialogano con la mia mente più di quanto possa fare io. La trovo una sfida interessante. Al mare ad esempio scelgo istintivamente colori accesi e marini. In città è tutto un po’ più educato e fresco. Mi piace sbagliare e correggere con fogli di giornale tratti o linee che non mi convincono. Amo macchiarmi e bagnare le dita con il colore. È una sensazione molto forte.

Nina a.

Da nove anni insegni presso la scuola primaria di Cognola, sulla collina di Trento.
Come cerchi di trasmettere l’importanza della creatività ai tuoi alunni?

Quando sono in classe con i bambini cerco sempre di disegnare assieme a loro, molto velocemente. Vorrei trasmettere ai bimbi l’idea che non c’è giudizio. Ci sono poche regole, condivise prima di cominciare, se si vuole scegliere un tema da seguire, ma alla fine non esiste un disegno bello o uno brutto.

Nina a,

I tuoi disegni. Un modo per conoscere te stessa ed il mondo che ti circonda…

I miei disegni sono impulso, sono molto veloci, non mi piace dedicare troppo tempo ad una tela. Spesso metto me stessa ed i miei vissuti nei disegnacci ma li considero altro da me, li considero storie e sogni da combinare e mescolare con quelli degli altri. Qualche volta mi hanno chiesto di fare dei disegni a pagamento, su commissione, ma faccio fatica, devo essere concentrata e in qualche modo crederci ed esserne coinvolta, altrimenti il disegno risulta falso. A dire il vero credo che un disegno sia sempre un falso della realtà ma almeno vorrei allineare i miei pensieri a quel falso, quella storia immersa nell’ irreale.

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