Se volete provare l’emozione di entrare nella mente di un genio visionario non dovete fare altro che immergervi nel Parc Güell, a Barcellona, dove l’estro colorato dell’architetto modernista Gaudí si è espresso all’apice delle sue potenzialità. Nel Parc Güell prende forma il pensiero dell’architetto, la sua ispirazione tratta dalla natura, dalla forma dell’albero dove ogni singola parte cresce armoniosa.
Gaudí ci insegna a “sforzarci a leggere l’unico grande libro sempre aperto, quello della natura” ricordandoci che “la linea retta è la linea degli uomini, quella curva la linea di Dio”. La linea morbida e sinuosa si trova infatti in ogni elemento naturale mentre la linea retta diventa simbolo della razionalità umana. Agli inizi del Novecento l’architettura europea si trovava in una fase di ricerca e sperimentazione: l’avversione nei confronti del tratto lineare aveva dato vita alla profusione di elementi decorativi ornamentali, caratteristici dello stile Liberty.
“L’ornamento sta all’origine dell’architettura” affermava Ruskin attraverso i suoi scritti, popolari anche nella penisola iberica. Lo stile romantico lasciava libero sfogo alla libertà dei sentimenti e dell’individuo, elemento che modificherà la maniera di concepire ad esempio i giardini: da quelli in stile francese, lineari e dal taglio netto, si passerà ai giardini all’inglese, spontanei e naturali. Rifioriva lo stile gotico, grazie alla riscoperta del Medioevo, periodo aureo della Catalogna. Gaudí lavorò quasi esclusivamente a Barcellona, dove l’alta borghesia amava circondarsi di artisti e poeti. Il suo principale committente fu Eusebi Güell, con il quale l’architetto ebbe fin da subito una grande affinità. Egli si arricchì grazie all’industria tessile e Gaudí diventò ben presto un ospite gradito di casa Güell. L’industriale, durante i suoi viaggi in Inghilterra, rimase affascinato dagli spazi verdi inglesi e voleva creare qualcosa di simile nella sua città: una sorta di città-giardino, di quartiere residenziale immerso nel verde di Barcellona.
E fu proprio a Barcellona dove Gaudí attraverso la creazione del Parc Güell ebbe modo di esprimere la sua idea di architettura come sintesi artistica, secondo la quale un architetto doveva essere anche pittore e scultore. Ne rimane una mirabile testimonianza nella famosa panca a forma di serpente dall’andamento sinuoso che si sviluppa nella grande piazza del parco, fulcro e luogo di incontro per gli abitanti della città, decorata con frammenti di maioliche coloratissime secondo la tecnica del “trencadis”, una pelle di ceramica idrorepellente, a ricordare le composizioni cromatiche surrealiste del grande Mirò. Purtroppo il piano di Güell di realizzare un quartiere residenziale fallì. Barcellona aveva auto la grande opportunità di realizzare un agglomerato urbano che potrebbe essere ancora oggi fonte di ispirazione per l’architettura del futuro ma la città non mostrò nessun interesse. La superficie progettata da Gaudí invece divenne un vero capolavoro, una scultura gigantesca. Il miracolo di Gaudí fu quello di riuscire a rendere la cosidetta Muntanya Pelada, un’area priva di vegetazione caratterizzata dal terreno arido e sassoso, una zona rigogliosa di fitte pinete ed imponenti viali di palme. Simbolo di questo miracolo e segno distintivo del parco è il drago Pitone, guardiano del parco, simbolicamente il custode delle acque sotterranee. Dietro il drago infatti si trova una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana per irrigare il terreno idricamente povero.
Il rettile diventò quindi la valvola di scarico per la cisterna. Salendo la scalinata monumentale a due rampe ci si ritrova all’interno di un tempio greco, omaggio a Güell, appassionato d’arte classica. Di fronte a noi una fitta selva di colonne doriche che supportano il tetto che a sua volta risulta essere la terrazza dalla quale si può ammirare la più bella vista sulla città. Le colonne si trasformano in condotte per l’acqua piovana essendo cave all’interno. Anche il terreno della piazza nasconde una sua vita interiore: l’acqua può penetrare nel terreno e raggiungere dei tubi con piccole aperture sul fondo mediante le quali l’acqua viene incanalata nelle colonne cave. Nella realizzazione delle vie e dei percorsi l’architetto seguì sempre la conformazione della natura; invece di livellare la collina costruì una serie di vie scavate nella roccia, sostenute da mura e pilastri inclinati. La natura dettava le sue regole e l’architetto si limitava a seguirne le sue forme. Così l’occhio non riesce a cogliere se delle semplici colonne terminanti con dei vasi per fiori decorativi sono semplici elementi architettonici o vere palme. Deliziose sono anche le due casette di fiaba che accolgono il visitatore all’ingresso principale. Grazie al miracolo di Gaudí architettura e natura tornano a fondersi dando vita alla nuova architettura organica, oasi in un deserto di funzionalismo, dove, grazie a Gaudí, hanno potuto convivere suggestioni esotiche, neo-gotiche, moresche, in ricordo della dominazione araba della Spagna. Uno stile decisamente visionario che meritatamente dal 1984 l’UNESCO ha voluto tutelare, uno stile originale, che consiste per l’architetto in un vero e proprio “ritorno alle origini”.
Grazie Prof! Post utile per il mio lavoro di approfondimento.