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Verso la fine del XIII secolo l’influsso giottesco si diffonde attraverso i valichi appenninici fino a Fabriano grazie a maestri anonimi, esperti nella tecnica dell’affresco. Quest’ultimi hanno lasciato tracce del loro operato nelle chiese degli Ordini Mendicanti e nelle pievi disseminate sui monti limitrofi. Fabriano diventò quindi il centro privilegiato di conoscenza e diffusione del linguaggio figurativo assisiate. Ne è un esempio l’opera di Campodonico, oscuro maestro, che coniuga la spazialità giottesca con una carica umana profonda e moderna. I suoi affreschi testimoniano le relazioni esistenti in campo artistico fra le regioni Marche ed Umbria, grazie alla rete viaria che univa le aree appenniniche. La mostra, curata da Vittorio Sgarbi, si focalizza sui precedenti della straordinaria fioritura trecentesca della Città della carta, quando Fabriano deve essere considerata umbra in seguito ai legami con l’area di influenza longobarda. Con l’affermarsi della famiglia gentilizia dei Chiavelli, nel corso del Trecento, l’egemonia culturale dell’Umbria vedrà la sua totale affermazione. I soggiorni di san Francesco e la vicinanza con Assisi hanno contribuito a creare un clima di fede che vede nella pittura un medium molto efficace di propaganda. La mostra si svolge dall’epoca che precede la grande lezione giottesca fino all’affermazione del Gotico internazionale, con Gentile come protagonista. Le sue forme riccamente decorative, espresse attraverso uno sviluppo delle linea di contorno sinuosa, le atmosfere rarefatte e fiabesche, la profusione di oro e lacche preziose, di punzonature e ramages nelle vesti, esprimono la raffinatezza dei dipinti tardogotici. Un’iconografia religiosa che si sviluppa tra il realismo della vita quotidiana e l’ irrealtà di un lusso cortese, molto ricercato, in un momento storico triste nella storia d’Europa, a causa della crisi dell’economia e delle tradizionali strutture di potere, quali il Papato e l’Impero. Un’ampia sezione è dedicata ai dipinti su tavola di Allegretto Nuzi, in seguito al suo rientro in Toscana in occasione della peste del 1348. Numerose le sue tavole e polittici caratterizzate da figure ispirate ai modelli fiorentini e senesi, rielaborati in chiave decorativa, come testimoniano le varie “Madonne dell’Umiltà”, soggetto prediletto del Nuzi e del suo allievo fabrianese Francescuccio di Cecco Ghissi. Numerosa la presenza inoltre di sculture in legno intagliato, a grandezza naturale, destinate all’allestimento di presepi. Fa parte della mostra l’esposizione allestita nella chiesa di S. Francesco, ora Pinacoteca Civica, di Esanatoglia, incentrata sulla figura di Diotallevi di Angeluccio, conosciuto come il Maestro di Esanatoglia. All’interno della Pinacoteca Civica “Bruno Molajoli” invece sono esposti affreschi staccati, tavole e sculture, codici miniati e oreficerie rarissime provenienti dalle Marche, dall’Umbria e dalla Toscana. Il pezzo forte della mostra consiste nella proposta di un percorso urbano grazie al quale si ha la possibilità di visitare gli antichi ambienti gotici e le loro decorazioni originali: le due cappelle giottesche della Chiesa di S. Agostino, ricche di richiami alla cultura assisiate, la cappella di S.Orsola della chiesa di S. Domenico con gli affreschi del Nuzi e quella di S. Lorenzo, nella cattedrale di S. Venanzio. La mostra si chiude con i capolavori di Gentile: Le stimmate di S. Francesco, la Madonna dell’Umiltà del Museo Nazionale di S. Matteo di Pisa, la Madonna con il Bambino e Angeli musicanti della Galleria Naizionale dell’Umbria e la Crocefissione del polittico proveniente da Valleremita di Fabriano, ora nella Pinacoteca di Brera.
Da Giotto a Gentile. Pittura e scultura a Fabriano fra Due e Trecento​
Fabriano
Pinacoteca Civica “Bruno Molajoli” Spedale di Santa Maria del Buon Gesù


Per ulteriori informazioni vedi il sito della mostra
Attraverso la mini-gallery visita il percorso urbano della mostra alla scoperta delle cappelle gotiche nascoste nelle chiese della città di Fabriano!

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